(Un approccio Bioenergetico)
Che cos’è un “disturbo mentale”?
Un disturbo mentale è caratterizzato da un’alternanza clinicamente significativa della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni e del comportamento dell’individuo, che riflette una disfunzione nei processi psicologici, biologici ed evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono caratterizzati da un livello elevato di disagio in ambito sociale, tuttavia una reazione sofferta, legata a un fattore stressante come ad esempio la perdita di una persona cara, non è da considerarsi un disturbo mentale ma una lecita risposta emotiva adeguata alla circostanza.
La dizione disturbi mentali implica, sfortunatamente, una distinzione tra disturbi “mentali” e “fisici”, che rappresenta un riduttivo anacronismo riguardante il dualismo mente/corpo. Un’ampia letteratura documenta che c’è molto di “fisico” nei disturbi mentali, e molto di “mentale” nei fisici. Un comune equivoco è che la classificazione dei disturbi mentali categorizzi le persone, mentre in realtà ciò che viene valutato è una caratteristica del tipo di disturbo che le affligge.
Dagli anni sessanta in poi, grazie a diagnosi più accurate, è aumentato il numero di persone considerate affette da depressione. il peggioramento delle prognosi della malattia ha contribuito a un aumento sostanziale dell’uso di farmaci antidepressivi. Già negli anni settanta, la depressione cominciava ad essere definita la patologia psichica più diffusa al mondo con cento milioni di persone affette, e negli anni ottanta il Prozac riusciva a conquistarsi la copertina del Time.
Individuo e società
Spesso le persone si lamentano di una perdita dei valori, ma probabilmente, più che di una perdita, si dovrebbe parlare di una dispersione dei valori, legata al drastico aumento di informazioni alle quali l’individuo è esposto ogni giorno, e che rischiano di disorientarlo. I valori di riferimento sono forse troppi, e scegliere diventa fonte di ansia. Si finisce così col desiderare ciò che non si ha. Si passa, quindi, da una retorica della felicità intesa come il sapersi uniformare ai propri doveri, ad una retorica della felicità intesa come realizzazione dei propri desideri. Da una parte si sente sempre più il diritto di scegliere la propria vita e il diritto/dovere di affermare sé stessi, dall’altra il prezzo da pagare per questa progressiva accentuazione della responsabilità individuale e del non sentirsi abbastanza, è una patologia dell’insufficienza. Nella società post-moderna il pensiero è sempre più individualizzato. L’iniziativa del singolo diventa, pertanto, il principale termine di paragone tra le persone: la necessità di essere “performante” diventa un imperativo sociale cui corrispondere, pena la perdita dell’autostima. La depressione viene così ad essere intesa sempre più come una patologia dell’azione, della capacità di iniziativa e della motivazione. L’asse sintomatologico è sempre più spostato dalla tristezza e dalla melanconia alla inibizione e alla perdita dell’iniziativa.
Caratteristiche psicologiche
Il senso di Sé della persona con depressione si struttura intorno a temi emotivi caratterizzati da tristezza e disperazione da una parte, rabbia dall’altra. Un tema presente nella struttura della personalità è il rifiuto, associato a quello della solitudine, dell’instabilità, del self-care, dello sforzo, della diversità. Un altro tema presente è quello della solitudine, dell’inaccessibilità al mondo esterno e del senso di precarietà che ne consegue. la realtà viene vissuta come provvisoria e illusoria.
“Lui morirà ed io morirò.
Lui lascerà l’insegna, io lascerò dei versi.
A un certo momento morirà anche l’insegna , e
anche i versi.
Dopo un po’ morirà la strada dov’era stata l’insegna,
e la lingua in cui erano stati scritti i versi.
Morirà poi il pianeta ruotante in cui è avvenuto
tutto questo”.
(Tabaccheria, Poesie di Alvaro de Campos)
Disturbo depressivo maggiore
Può essere diagnosticato un disturbo depressivo maggiore se c’è la presenza per un periodo di almeno due settimane di cinque o più dei seguenti sintomi:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno, sia che sia riportato dal soggetto sia che sia riportato dagli altri
- Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività
- Significativa perdita di peso o aumento di peso (o diminuzione o aumento dell’appetito)
- Alterazioni del sonno (insonnia o ipersonnia)
- Agitazione o rallentamento psicomotorio
- Affaticabilità o mancanza di energia
- Sentimenti di autosvalutazione o colpa
- Difficoltà della concentrazione
- Pensieri di morte e ideazione suicidaria
Disturbo depressivo persistente (Distimia)
La distimia è caratterizzata da un umore depresso per la maggior parte del giorno e per quasi tutti i giorni per un periodo di almeno due anni, e dalla presenza di due o più dei seguenti sintomi:
- Scarso appetito o iperfagia
- Insonnia o ipersonnia
- Scarsa energia o astenia
- Bassa autostima
- Difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni
- Sentimenti di disperazione
Depressione e Psicoterapia
Potremmo definire la depressione come una perdita di fiducia nei confronti della vita. Credere in essa è sicuramente più facile quando viviamo un momento positivo, ma dovremmo avere la forza di continuare a farlo anche nei momenti più bui. Sempre più spesso sentiamo parlare di psicologia positiva, di metodi per ritrovare la serenità e per allontanarci dal dolore. Ma non è un nostro diritto vivere il dolore che sentiamo? Ricordiamo che la capacità di vivere il dolore è strettamente connessa alla capacità di sentire il piacere. Proprio quando viviamo nel nostro dolore siamo più connessi con noi stessi, siamo intimamente a contatto con il nostro essere autentico. Non dobbiamo lasciare che il dolore chiuda il nostro cuore e ci faccia cadere nella disperazione. Siamo collegati energeticamente e metabolicamente con tutte le cose presenti sulla terra, dai lombrichi che smuovono il terreno arieggiandolo, agli animali che ci provvedono del cibo quotidiano. Sentire questo senso di connessione e agire in armonia con esso è il segno dell’uomo che “ha fede nella vita”. La sua fede è forte perché è l’espressione dell’energia che ha dentro e che si manifesta nel corpo.
La psicoterapia punta a far riacquistare all’individuo la fede in sé stesso e nella propria esistenza, facendolo divenire una persona autodiretta, diretta dall’interno, dal suo centro. La depressione è “morire dentro”, emotivamente e psicologicamente, e attraverso colloqui clinici fondati su un ascolto empatico sarà possibile consapevolizzare la persona su come il suo vissuto depressivo influenzi la personalità, liberando emozioni e sentimenti repressi.
Nello specifico la terapia Bioenergetica, che è una terapia psicocorporea, insegna che la vita che ha divorziato dal corpo diventa disperazione, quindi è fondamentale in terapia partire dal corpo, per esprimere tutto il dolore che si ha dentro e riscoprire la fiducia che nonostante tutto riponiamo nella vita. Partendo dal sentire il proprio corpo, e tutte le emozioni che contiene, si tengono assieme il piacere e il dolore. Lavorare sul corpo facilita proprio il ricordo delle memorie rimosse e dei sentimenti repressi, al fine di ristabilire la progettualità esistenziale, sviluppando la capacità di provare piacere e recuperare l’autenticità delle emozioni. Il vantaggio della terapia Bioenergetica sta nell’affiancare all’approccio psicanalitico un lavoro sul corpo che permette di implementare l’efficacia agendo direttamente sul livello energetico, il cui calo ha scatenato la patologia.
Dunque, attraverso la psicoterapia, è possibile sentire la vita che scorre, che pulsa anche nella disperazione; questo permette di dare un senso all’esperienza dolorosa. Un percorso psicoterapeutico permette di sentire la pienezza della vita favorendo la connessione profonda con tutto il caos che si avverte dentro, in questo modo si dà dignità al profondo dolore che si vive, senza giudicarlo. La psicoterapia è uno strumento fondamentale per imparare a gestire la depressione e il malessere che ne deriva, ma a volte da sola non è sufficiente per determinare la conclusione di un episodio depressivo. Può essere utile anche un approccio di tipo farmacologico, perché avviene una disregolazione nei diversi processi biofisici. Potremmo definire i farmaci come un salvagente, importante per non annegare, e la psicoterapia come la capacità di imparare a nuotare nel mare della vita.
Dott.ssa TORNESE Jessica
Psicologa Clinica, Psicoterapeuta in Analisi Bioenergetica
Ottimo. Io che soffro di solitudine ed in parte di depressione pur non essendo un solitario vorrei che venisse istituito una casa albergo, ovvero R A.